Silvia Tuveri - Bottega Gollini

Silvia Tuveri

Mi chiamo Silvia Tuveri sono nata nel 1982 a Faenza e vivo a Lugo.
Mi sono diplomata come perito tecnico commerciale e poi laureata in tecniche della riabilitazione psichiatrica. Scopro il “mondo dell’arte” frequentando diversi corsi tra fotografia e disegno dal vero. A seguito di un viaggio in Australia approdo al mondo del cucito. Nel 2012 mi iscrivo alla Scuola d’Arte B. Ramenghi di Bagnacavallo dove pratico la tecnica dell’incisione.
Dopo anni di sperimentazione, spinta dalla richiesta di un’amica, inizio a produrre quadri unendo i puntini del mio passato e mescolando tutte le forme espressive indagate lungo il percorso.
A partire dalla ricerca di vecchi libri o riviste da salvare, ogni quadro nasce come urgenza, senza una lunga progettazione, diventando una scoperta anche per me. Cucio o incido la base e poi cerco il quadro che è già lì, è già nato e mi aspetta, cerco un dettaglio, un fiore, una parola, un viso, una poesia, un ricordo, una storia inventata, un altro pezzo di carta e li metto insieme in una nuova sequenza per me armonica.
Salvo pezzi che altrimenti andrebbero buttati, dimenticati, immagino mondi migliori o racconto il peggio, quel che non comprendo o che troppo mi ferisce, cercando la via dell’accettazione.
Berni è la mia compagna in questo viaggio, una macchina da cucire svizzera, rigorosa, tenace.
La amo. Mi tiene il tempo, mi piace il suono, l’odore del motore quando si scalda e il calore della sua luce.
È il mio strumento espressivo. È uno spazio di respiro nuovo. Vivo.
È mia nonna che mi spedisce un vestito dalla Sardegna, è la radice che mi porto dietro quando cambio casa, è mia mamma che finalmente sta meglio.
E poi sono io che
Cucio perché non so disegnare,
Faccio quadri perché non so cucire,
Cancello parole perché non so scrivere,
Ricucio per darmi sempre un’altra possibilità,
nonostante tutto.

Il filo è la forza del ricucirsi e la fragilità del non saper dimenticare.
È un nuovo legame senza aspettative.
È un inaspettato spazio onirico.
È un germoglio da curare.
È un argine.
È un po’ come ti senti.
È sete di fermare il tempo.
È quello che vedi senza pensare.
È la paura di lasciarsi andare. È mio ma per sempre tuo.

Opere uniche di Silvia Tuveri