Stefano Ronci “ID”
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Stefano Ronci è un artista multiforme e versatile che esplora soggetti, tecniche e stili estremamente differenti, eppure c’è qualcosa in ogni sua opera che lo rende palesemente riconoscibile.
Credo che il tratto distintivo di Ronci risieda principalmente nell’ironia. Molti dei suoi lavori, dietro le sembianze formali,
nascondono una sorpresa che spesso sfocia in sorriso e riflessione.
“Wow” (2014), in apparenza un leggero foglio di carta scarabocchiato e strappato da un quaderno a buchi, è in realtà una perfetta riproduzione in pesante metallo del foglio di carta. La stessa originale e paradossale
alterazione della realtà si ritrova anche nell’opera (Senza Titolo, 2014) che ricorda un tappetino scendiletto e che invece è una minuziosa composizione creata con palline di polistirolo.
A proposito di ironia, come dimenticare, guardando al passato di una ormai lunga collaborazione dell’artista con la Bottega Gollini, la celebre copertina del Time di circa 130 x 100 cm, con in primo piano la rassicurante figura di Topolino: una dialettica del contrasto che provoca sorriso e stupore, instaurando un dialogo con il fruitore che dal piano del reale scivola su quello dell’immaginazione e della riflessione sulla realtà stessa.
Ronci esprime un rapporto e allo stesso tempo un significativo superamento dalla tecnica del Ready Made che lo annoverano tra i più interessanti artisti del panorama contemporaneo. Nella relazione con il reale ritrovo in Ronci alcuni punti in comune con Bertozzi & Casoni. Riproposizione di oggetti quotidiani che tradiscono il reale in maniera insolita. Materiali di uso comune che si mescolano per creare qualcosa d’altro e d’inaspettato. Che cosa diventano?
È proprio attorno al tema dell’identità che ruota “ID”, la
prima Personale di Stefano Ronci alla Bottega Gollini.
Le operano giocano con le possibili identità dei materiali di uso comune. Polistirolo, scotch, filo da pesca, resti di matite temperate, gomme e resine: sono tutti materiali alla ricerca di una nuova identità per esprimerne al meglio le potenzialità estetiche. È il quotidiano che porta in scena, attraverso una ricerca non banale, le sue qualità formali. Il tema dell’identità ritorna anche sotto altri punti di vista, con l’installazione delle celebri bandiere Europee in resina “Flags” (2012) che richiamano le mappe di Alighiero Boetti.
E ancora, l’identità è nell’opera video “Nuotatori” (2005) e relative foto lenticolari che, concentrate sulla ripetizione e semplificazione del corpo in azione dinamica, amplificano la visione sul dettaglio del viso e dissolvono il luogo circostante; come scrive Gianluca Marziani “Lo scenario cede il passo a un piano evocativo,
freddamente poetico, intriso di romanticismo cerebrale”. Uno sguardo particolare merita “Finestre” (2017), l’opera con diapositive al cui interno sono introdotti piccoli frammenti che creano particolari giochi di colore, una delle straordinarie opere multicolor di Ronci che mi ricorda i paesaggi astratti di Mark Rothko, le fotografie di Franco Fontana, i contrasti di colore creati nella pittura di Piero D’Orazio.
Fu proprio dal genio imprevedibile di Ronci che rimasi colpito quando una decina di anni fa mi fu portata la sua prima opera da incorniciare: foto di nuotatori in sequenza fissate da delle puntine colorate su un pannello di legno.
Son felice di aver condiviso con i visitatori della mostra il grande piacere dello stupore di fronte alle opere di Ronci.
Luigi Foschini